Sembrava impossibile, inimmaginabile, un fatto straordinario, eppure ci siamo. Nell’anno 2020, sinonimo di progresso e innovazione, ci troviamo alle prese con un nemico invisibile, più letale del previsto, che tutti chiamano “COVID-19”. Soggiogati dalla nostra arroganza, abbiamo sottovalutato il problema e ne stiamo pagando le conseguenze. Muoiono persone. Muoiono decine di migliaia di persone. Muoiono abitudini, rapporti interpersonali, tradizioni: muore la società, l’Italia. Ci siamo presentati alla guerra sprovvisti di armi. Siamo caduti in un baratro, in cui difficilmente riusciamo a captare il bagliore di luce che, entrando dall’altra estremità, lascia intravedere la via d’uscita. Ci troviamo di fronte ad uno scenario ignoto alla generazione dei giovani, ma ben conosciuto dalla generazione senile: il tempo di guerra. Oggigiorno, al fronte, nelle anguste trincee, quali sono i corridoi degli ospedali, non troviamo generali e soldati armati fino ai denti, ma bensì capi reparto e medici scarsamente muniti di mascherine, terapie intensive, e di posti letto. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nel mese di marzo, accompagnato da un lock down generale dell’intera nazione: siamo fermi, incapaci di muoverci, chiusi nelle nostre case. Teniamo ben salda la speranza nel nostro cuore. Sentiamo male alle ginocchia da quante volte abbiamo cercato la consolazione nella preghiera.
Abbiamo consumato le perline del rosario con lacrime e con il sudore delle mani, ormai tutte arrossite a causa dello strofinare con saponi ed amuchina, ormai beni preziosi, sempre più rari. È tangibile la disperazione e la stanchezza sul volto dei nostri medici, dei nostri eroi; eppure, animati da un impeto straordinario e puro, continuano a combattere, sebbene consapevoli del rischio che corrono: essere colpiti dal nemico. “Aiutarci l’un l’altro” è il motivetto che tutti noi teniamo ben a mente in questo momento di crisi, di stasi generali. I soldati al fronte non bastano, anche noi, in quanti cittadini, dobbiamo fare il nostro dovere: stare a casa per proteggere noi stessi e gli altri. I danni provocati dall’incursione nemica si fanno sempre più evidenti: non solo compromettono il perfetto equilibrio del nostro sistema sanitario, ma anche la condizione economico-sociale delle famiglie di tutta Italia; c’è infatti chi, assieme alla possibilità di essere sé stesso, ha perso tutto e non sa come affrontare il mese successivo. Le code davanti alle associazioni di carità sono aumentate a vista d’occhio. Questa emergenza riguarda tutti noi, nessuno ne è escluso. Le misure intraprese dal governo hanno dato i loro frutti: la curva dei contagi si sta abbassando, il sistema sanitario, ad un passo dal collasso, ha adesso la possibilità di prendersi una bella boccata d’aria, con addosso però una mascherina. La via d’uscita del baratro è sempre più vicina e la luce si fa sempre più calda e viva. Siamo giunti quasi al termine di questo viaggio surreale. Manca poco, non molliamo. #IORESTOACASA.
Pistoia Alessio.
Liceo scientifico Ulisse Dini III C
