Chi è il nostro prossimo?

Uno dei temi affrontati in classe sulla cura è stato il rapporto tra noi e il prossimo.

Partendo con la lettura di un articolo di Marco Belpoliti, “ignora il prossimo tuo“, il quale riportava due scene di vita quotidiana abbiamo riscontrato vari problemi della nostra società. Inoltre, analizzando queste scene, anche lo stesso psicoanalista Luigi Zoja ha rilevato una difficoltà comune della società occidentale globalizzata nel riconoscere chi è davvero il nostro prossimo.

Uno dei grandi problemi che si sta sempre più diffondendo tra i giovani è l’utilizzo smisurato del cellulare, che rischia di eccedere e sostituire i rapporti interpersonali nella vita reale. Questo causa una disattenzione verso il nostro prossimo, parola che deriva dal greco plesìos ovvero “l’altro che ci sta vicino”, e contrasta il doppio comandamento della civiltà ebraico-cristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso.

Ma la vera domanda è:” Chi è mio prossimo?

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I CARE

La cura è un atteggiamento di premura nei confronti di sè stessi e di chi ne ha necessità, ma talvolta viene sottovalutata perché accecati dall’orgoglio e dall’egocentrismo. Molte volte ci riferiamo al prossimo come colui che ci sta accanto, quando in realtà è più importante la figura che noi possiamo assumere di fronte a questo.

Dunque come farsi prossimo e rendersi disponibili? Uno dei modelli a cui dovremmo fare riferimento è San Francesco d’Assisi, noto per la sua radicale conversione e la sua dedizione nei riguardi dei più bisognosi, indipendentemente dalla loro condizione.

Come dice Ignacio Larranaga nel libro “Nostro fratello di Assisi” :

«…l’uomo cercherà se stesso negli altri. Si serve degli altri invece di servire agli altri» […] «…Amerò chi non ama.Non escluderò nessuno dal mio cuore ».

Un’altra figura mossa da un tale spirito di altruismo è Don Lorenzo Milani, dal quale abbiamo preso spunto per intitolare questo articolo, cioè “i care” il cui significato è io ho cura . Difatti egli si mise a disposizione di ragazzi di un piccolo paese montano in cui l’educazione scolastica non era essenziale; garantendo quindi le fondamenta per un futuro migliore.

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